giovedì 8 ottobre 2009

The chaser ( Na Hong-jin , 2008 )


Giudizio: 8.5/10
Mirabile esordio

Segniamoci sul libro bianco il nome di questo regista, perchè se il buon giorno si vede dal mattino, siamo sicuramente di fronte ad un grande talento cinematografico.
Questa opera prima osannata dal pubblico e dalla critica è stata uno dei fenomeni cinematografici del 2008, al punto che la cronicamente stitica America ne ha già messo in cantiere il remake, mentre da noi ovviamente non se ne vede neppure l'ombra.
Jong-ho , ex poliziotto, ora pappone , vede le sue ragazze sparire una alla volta; pensando ad una sorta di tradimento si mette alla ricerca delle lavoranti, avvalendosi anche di qualche aiuto di suoi ex colleghi poliziotti; ben presto si rende conto che le cose non stanno come sospettava e la sua strada si interseca pericolosamente con quella di un psicopatico che lui ritiene essere il sequestratore nonchè assassino delle ragazze. Ad aggravare il tutto c'è la piccola figlia di una delle prostitute che, rimasta sola, non ha altri cui affidarsi se non il protettore della madre. Gli sviluppi delle indagini saranno ritmate da cose a perdfiato in vicoli deserti, botte, agguati e stoltezza e corruzione delle forze di polizia. Il finale, convulso e drammatico, porterà ad una tardiva resa dei conti, con la certezza che non servirà a nulla, tutto ormai è stato scritto.
Con il taglio di un thriller che si rispetti, il film presenta tematiche già esposte nel cinema coreano, come la corruzione e l'inedia della polizia, la vendetta privata, la solitudine nell'affrontare gli eventi, l'ineluttabilità del loro corso; e lo fa con grande forza ed efficacia trascinando lo spettatore in un processo di compassione che è la vera chiave di volta della storia; il pappone cinico e bieco che trasforma in una missione catartica quello che era nato come un problema di affari è il classico esempio di personaggio che pur nella sua abiezione conserva dei valori umani veri.
La bravura di Na è anche nella conoscenza nella tecnica cinematografica, le riprese sono sempre spettacolari e mai sopra le righe , neppure nei momenti in cui la violenza esplode (stupenda in tal senso la scena nel retrobottega col martello brandito dal serial killer), i dettagli sono curati e l'ambientazione è sempre credibile, i momenti di tensione sono ben scanditi e mai fine a se stessi; insomma oltre alla durezza e alla carica emotiva, il film è notevole anche dal punto di vista stilistico, in perfetta linea con la grandissima parte delle opere coreane , soprattutto recenti.
Alla fine rimane la curiosità di rivedere presto all'opera questo regista, che dopo un esordio così notevole, promette di diventare un altro valido esponente del nuovo cinema coreano.

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