giovedì 21 giugno 2012

Design of death / 杀生 ( Guan Hu / 管虎 , 2012 )

Giudizio: 8/10
Lo scemo del villaggio

Anni '40, uno sperduto villaggio della Cina meridionale arroccato tra le montagne e percorso da strade polverose che sembrano mulattiere; il "Villaggio della lunga vita" come viene chiamato, vive nelle sue tradizioni ancestrali che gli consentono di avere tra la popolazione un grande numero di ultracentenari, la vita di tutti i giorni è scandita da regole ferree e da una comunione di valori; unica scheggia impazzita è Niu, un giovane che rifiuta le tradizioni, le regole, l'organizzazione della vita: il classico scemo del villaggio, irriverente e volgare che non si piega al conformismo e che tutti detestano al punto di  desiderarne la morte e di progettarla.
Grazie ad una trama tutt'altro che lineare, ricca di salti temporali, di flash back e di incastri, Guan Hu racconta l'indagine di un medico inviato sul posto per scoprire quale strana malattia abbia colpito la comunità.

Ben presto il medico capirà che dietro delle apparenti coincidenze si nasconde un piano che vede protagonisti tutti gli abitanti del villaggio e non il misterioso morbo, accomunati dall'odio per Niu e per il suo stile di vita sfrontato.
Solo con un finale di forte e subentrate emotività tinta di melodramma tutte la tessere vengono messe al loro posto con l'intervento immancabile del Fato ed effettivamente l'epilogo, nel quale si scoprono i veri  volti dei personaggi da spessore ad un lavoro che presenta indubbie qualità e qualche passo falso.
Sfruttando una narrazione che ultimamente nella cinematografia cinese va prendendo sempre più forma, sotto la grande spinta innovativa di un autore quale Jiang Wen, il film è un concentrato di surrealismo grottesco, azione, iperboli che tengono in piedi una trama frammentata, incastrata e più volte avviluppata su stessa, in cui c'è ampio spazio per la risata e per la commozione e che grazie ad un montaggio frenetico regala un ritmo vivacissimo, sia nei dialoghi che nell'azione.
Per chi ha amato Let the bullets fly ad esempio, non tarderà a riconoscere uno stile che cerca di avvicinarsi a quello di Jiang Wen, con risultati non sempre ottimi, ma che comunque garantiscono alla pellicola una buona e valida tenuta: in quest'ottica grande presa regalano le ambientazioni , i personaggi, ottimamente disegnati dal regista e il susseguirsi di situazioni spesso assurde.
Il velato sarcasmo sociale che si nasconde dietro al racconto vuole essere un modo per schivare le cesoie della censura e come molti altri autori, che sembrano avere rinunciato al film di denuncia, anche Guan si affida ad atmosfere trasognate, quasi da fantasy addirittura (te lo aspetti nel film di vedere spuntare fuori un qualche animale o personaggio mitologico), nelle pieghe delle quali va letto il messaggio : Niu è il rivoluzionario che combatte il conformismo, che alla fine mostrerà il suo volto ricco di umanità e che, sorprendentemente troverà nel finale un suo erede che perpetuerà le sue gesta politicamente scorrette.
Tranne qualche balbettio nella fase centrale, in cui l'indagine del medico sembra perdere di ritmo, il film è bello, diverte e commuove, mostra le grandi doti alla regia di Guan Hu capace , anche nei momenti più frenetici, di tenere sempre in pugno la situazione e si affida a due grandi prove interpretative che rendono credibili i personaggi: Bo Huang, nel ruolo di Niu, e Simon Yam in quello del medico danno il massimo di se stessi nei loro ruoli così complicati e ricchi di sfaccettature. 

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