mercoledì 4 giugno 2014

From Vegas to Macau / 賭城風雲 ( Wong Jing / 王晶 , 2014 )

Giudizio: 7/10

Film spassoso e chiassoso in pieno stile Wong Jing dove il trash si fonde con il gusto commediaiolo HKese, From Vegas to Macau è lavoro in cui pullula una sana dose di parodia autocitazionista che rimanda ai vari God of Gamblers degli anni 90 , diretti appunto dallo stesso regista, dai quali riemerge dopo oltre vent'anni un Chow Yun Fat in grande e forma e autentico catalizzatore di tutta la pellicola.
Prodotto con una iniezione di forti capitali mainlander, e presentato per il Capodanno Lunare, il film risente un po' di ciò, dovendosi necessariamente adattare al gusto, e non solo, dei cinesi continentali.
La storia parte con tre personaggi, padre, figlio e nipote, novelli Robin Hood che rubano ai ricchi (gangster) per dare ai poveri e per curare la madre malata di cancro;ben presto i tre si trovano coinvolti, a causa dell'amicizia di Benz ( il padre) con Ken "God of Gamblers", in una vicenda che vede coinvolti gangster in cravatta che maneggiano enormi somme di denaro, poliziotti, infiltrati ,tirapiedi e mirabilie tecnologiche e che gira intorno ad una gigantesca operazione di polizia nella quale Ken viene arruolato come fiancheggiatore e che si svolge per buona parte nei mega alberghi di Macau un po' kitsch che richiamano stili improbabili come quello Veneziano.

Ritmo c'è, azione anche, scazzottate in dose giusta, battute a raffica difficili da apprezzar in pieno se non si è un minimo avvezzi a certa comicità  HKese che oscilla sempre tra il demenziale ed il cialtrone e soprattutto una carica di (auto)ironia che non perde occasione per venire a galla in ogni frangente del film.
Wong Jing è considerato, anche giustamente e come lui stesso ama definirsi, principe del trash trasposto su pellicola, il che non deve necessariamente avere un connotato negativo e From Vegas to Macau si adatta bene a questo filone, rimestando a 360° nei vari generi in voga dagli anni 80-90 ad Hong Kong: c'è persino una parodia neppure tropo celata del wuxia nella figura della figlia di Ken che nella sua enorme casa si diverte a volare da un lato all'altro come nei film in cui si fa abbondante uso della tecniche wired.
Come detto il film si tiene assieme e si coagula sulla figura carismatica e ricca di autoironia ( emblematico e divertentissimo il finale a specchio) di Chow Yun Fat che catalizza le seppur buone prove degli altri attori: i suoi pantaloni alla "saltafosso" indossati in completi sgargianti ed elegantissimi sono un autentico colpo di genio.
Insomma sarà pure Principe del trash, ma Wong Jing dirige un film che diverte nella sua freneticità che guarda spesso alle spalle per andare a riportare alla luce momenti di cinema già vissuto: lungi dall'essere una fredda e spocchiosa prova di autocitazionismo, spesso si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una divertita esplosione di autoironia e di sarcasmo.
Accanto a Chow Yun Fat figurano un Chapman To sempre sopra le righe nel suo recitare comiziale ma carico di simpatia, inguardabile nella sua capigliatura iniziale e ancora più improbabile clone di Leo Messi e Nicholas Tse che dietro l'aspetto da idiota (come spesso si sente ripetere nel film) nasconde un animo da energumeno che esploderà nel finale.

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