martedì 16 giugno 2015

An ( Kawase Naomi , 2015 )




Sweet Red Bean Paste (2015) on IMDb
Giudizio: 7/10

Kawase Naomi è ormai di casa a Cannes, in Concorso, come giurata, nelle Sezioni collaterali, la regista giapponese raramente ha saltato un appuntamento sulla Croisette negli ultimi anni, dimostrando sempre più il suo legame ormai non solo commerciale e produttivo con la Francia , ma anche di tipo culturale.
Chiamata quest'anno ad inaugurare Un Certain Regard la Kawase porta a Cannes un lavoro che a molti ha fatto storcere la bocca, gridando all'abiura stilistica e narrativa in favore di una storia più convenzionale e meno spirituale; di fatto An è sì lavoro defilato rispetto alla tradizione cinematografica della regista, probabilmente solo nella forma e comunque lo stile è ben individuabile comunque.


Sentaro gestisce un piccolo negozio all'ombra dei ciliegi giganteschi dove confeziona i dorayaki, tipici snack dolci costituiti da pancake farcito con marmellata di fagioli; nel volto dell'uomo c'è disegnata una solitudine profonda ed uno stato di mestizia che, scopriremo, nasce nel passato e che neppure la consueta e chiassosa presenza di scolare nel piccolo locale riesce a stemperare.
Ad aiutarlo si propone una anziana signora, Tokue ,che conquista la fiducia dell'uomo, dapprima riluttante alla proposta, con la sua squisita marmellata di fagioli fatta in casa; l'anziana signora si mostra subito delicata nell'animo, parla coi fagioli, prepara la marmellata con una cura ed una attenzione come si farebbe per un rituale sacro ed il risultato è il boom di presenze nel negozio, decretato dalla bontà dei dorayaki.

Altra presenza che diventa stabile nel negozio è quella di Wakana, una giovane studentessa in perenne conflitto con la madre che decide di andarsene di casa e di frequentare la strana coppia.
Quando però la padrona del negozio, verso cui Sentaro ha un debito legato al suo passato turbolento, impone con gentilezza, ma al contempo con decisione, di allontanare la donna perchè affetta da lebbra, Tokue infatti vive ormai da molti anni in un ex sanatorio dove venivano internati i malati, per l'uomo si pone l'obbligo di una scelta difficile.
In relazione ai personaggi la Kawase rimane coerente al suo stile: personaggi ai limiti, emarginati appartenenti a tre generazioni, che cercano una via d'uscita, soprattutto le due donne attraverso un naturalismo illuminista; Sentaro invece sente il peso del suo passato e l'incapacità di avvertire quanto la natura sa raccontare.
Certamente manca quel naturalismo estremo , quasi metafisico che gronda in tutte le opere della regista, sebbene non manchino riferimenti a quegli squarci di natura tanto cari, e la storia in alcuni frangenti sembra adagiarsi su canoni molto più convenzionali, soprattutto laddove va a toccare le corde del sentimento, ma An nel suo complesso è film nel quale la mano di Kawase Naomi si vede: nella sua delicatezza di tratteggio, nella sua spiritualità, nella ricerca di una forma contenuta, nel suo profondo umanesimo che si evince dal percorso interiore che i tre personaggi intraprendono, nel racconto di tre disagi dove la memoria svolge il suo ruolo forte e dove la riscoperta dell'arte culinaria diventa l'aggregazione di solitudini che si sviluppano nella vita di tutti i giorni, quasi che l'esperienza del cibo riesca a rimuovere gli ostacoli che l'anima incontra nel trovare il suo percorso.
Francamente appaiono fuori luogo le anche aspre critiche che hanno accompagnato la visione di questo film a Cannes: un po' come è accaduto con il lavoro di Kore-eda, anche qui siamo di fronte ad una evoluzione che è più nella forma che nella sostanza, quasi un depotenziamento di una poetica filmica personale che non significa però fallimento del lavoro ma , forse, solo una evoluzione stilistica.

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