mercoledì 24 giugno 2015

Io sono Li ( Andrea Segre , 2011 )




Shun Li and the Poet (2011) on IMDb
Giudizio: 8/10

Dopo una ultradecennale carriera da documentarista apprezzato, attento nei suoi lavori all'aspetto etnologico, Andrea Segre nel 2011 dirige il suo primo lavoro di finzione che ebbe il suo prestigioso palcoscenico alla Mostra del Cinema di Venezia.
Io sono Li coagula in sè l'attenta descrizione tipica di chi ha sempre diretto documentari e una buona forza narrativa nella quale il regista sviscera le tematiche dell'emigrazione e dell'integrazione immerse in un efficacissimo sfondo sociale e intimamente legato al territorio.
Shu Li è una giovane donna cinese che lavora in uno stabilimento per produzione di vestiti nella periferia romana, il suo unico scopo nella vita è ripagare il debito contratto per espatriare e trovare lavoro in modo tale che il figlio di otto anni possa raggiungerla. 


Li viene trasferita a Chioggia dove viene impiegata come barista: qui stringe una sincera amicizia con la sua compagna di camera che non lesina i consigli alla donna.
La difficoltà linguistica viene pian piano superata grazie alla intraprendenza di Li e anche all'allegro rapporto che instaura con gli avventori dell'osteria dove lavora, quasi tutti pescatori di lunga militanza; soprattutto con uno di questi, Bepi, la donna stringe una sincera amicizia: l'uomo è soprannominato Poeta per la sua vena lirica e per la prontezza a costruire all'impronta rime, è un esule anch'esso dai tempi della Jugoslavia di Tito, la sintonia tra i due è spontanea, basata sulla sensibilità dell'uomo colpito dalla tenacia della donna.

Forse l'amicizia diventa anche amore, sebbene platonico, ma vuoi l'ambiente provinciale pronto a dar ascolto alle chiacchiere, vuoi le rigide regole di chi gestisce il traffico di immigrati lavoratori cinesi, il rapporto tra i due termina bruscamente anche perchè Li viene trasferita di nuovo in una fabbrica della zona, non a caso probabilmente.
Prima del tempo, per l'aiuto anonimo, ma non tanto, ricevuto Li può riabbracciare il figlio; Bepi ha riservato per lei però una sorpresa finale.
Il tema dell'immigrazione e dell'integrazione negli ultimi anni è diventato uno dei cardini narrativi del cinema italiano con risultati a dire il vero piuttosto scadenti; il lavoro di Segre brilla per la capacità di evitare molti dei luoghi comuni affidandosi ad una storia personale che più che indagare sulle difficoltà degli immigrati osserva come essi si rapportino con il mondo a loro estraneo e anche quando nei dialoghi del film sembrano evidenziarsi gli argomenti triti della xenofobia, questi sono più dovuti alla grettezza della provincia e all'ignoranza che ad un sentimento avverso.
Anche perchè Io sono Li è lavoro che trasuda umanità da ogni fotogramma: quella della protagonista preda della nostalgia del figlio e del suo paese, quella dei vecchi pescatori segnati da una vita solitaria e dura, quella dell'amica di Li che passa il tempo esercitandosi col Tai Chi in riva al mare, quella di Bepi che intravede nella giovane donna un ultimo appiglio per non cedere all'abbandono.
Il racconto di Segre alterna con grande efficacia  momenti di poesia sincera raccontati con i canoni propri del documentario, attento ai particolari e all'essenza ad immagini di Chioggia e della laguna bellissime, uno spaccato di vita di una provincia troppo spesso banalizzata.
La difficoltà dell'integrazione culturale passa attraverso il superamento dei pregiudizi e la scoperta dello spirito di solidarietà: non a caso colui che meglio di ogni altro capisce e comprende lo stato d'animo della donna è il vecchio esule, anch'esso strappato alle sue radici.
Io sono Li è lavoro che brilla per la sua silenziosità , per la pacatezza e per la profondità dei sentimenti, capace di offrire momenti di grande emozione ed impatte visivo e, francamente, appare piccolo difetto quello di indulgere da parte del regista su un certo lirismo delle immagini, soprattutto quelle della laguna cinta dai monti innevati e frastagliata dalle lunghe file di fabbriche.
Nel ruolo di Li Zhao Tao offre una sentita ed eccellente prova, dimostrando una volta per tutte che di grande attrice si tratta e non solo di "musa" oltre che compagna di vita del grande Jia Zhangke; nel ruolo di Bepi bellissima l'interpretazione di Rede Serbedzija,senza dimenticare il resto del cast da Roberto Citran a Marco Paolini a Giuseppe Battiston capaci di dare spessore ai personaggi di contorno.

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