venerdì 12 giugno 2015

Voyage / 遊 ( Scud / 云翔 , 2013 )




Voyage (2013) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Dopo quattro lavori che hanno contribuito a creare la reputazione di cineasta indipendente e anticonformista, Scud allarga il suo orizzonte e dirige il primo film in lingua inglese, con l'ambizione ,neppure tanto nascosta, di affrontare in maniera più globale tematiche universali; il viaggio cui fa riferimento il titolo è anche il peregrinare del regista per il mondo per costruire la sua opera ambiziosa: da Hong Kong alla Malaysia, dalla Germania all'Olanda per approdare in Australia Scud segue il lungo percorso del suo protagonista quasi fosse un "on the road" interiore.


Dopo un prologo significativo che ritorna ai tempi della Rivoluzione Culturale seguendo le gesta di un giovane studente mandato a "rieducarsi" tra i nomadi della Mongolia Interna, simbolicamente dedicato dal regista a "una generazione persa", che nel caso del protagonista trova nella steppa mongola la sua catarsi quasi fiabesca, la storia si impernia intorno ad uno psichiatria in preda alla depressione che decide di affrontare un viaggio sul suo yacht lungo le coste meridionali della Cina e poi del sud est asiatico fino ad approdare in Australia.

L'uomo giunto ad un punto cruciale della sua vita, in preda ad una profonda depressione, è il cantore delle storie che ritornano a galla dal suo passato professionale: persone morte suicide, altre scomparse prematuramente, perdite laceranti e addii alla vita programmati con cura; il racconto, a volte brevissimo, di queste storie di vita sono il filo di Arianna per lo psichiatra stesso di cui vediamo episodi del suo passato personale, per trovare un senso alla morte e all'amore, all'abbandono e alla memoria. Secondo Scud chi muore non se ne va per sempre, rimane nei nostri cuori ed anzi, rifacendosi ad usanze o credenze legate alla cultura popolare ci lascia intravedere anche come le suggestioni dei fantasmi e degli spiriti di fatto servono a questo.
La tematica omosessuale che è sempre stata portante in tutti i lavori di Scud, qui rimane un po' in disparte: in Voyage sono l'amore e la morte , il suicidio e la disperazione di chi perde la persona amata a reggere tutto l'impianto narrativo del film.
Sebbene la pellicola sia quasi provocatoriamente disseminata di numerosi nudi integrali, spesso in situazioni oniriche o surreali, Scud riesce a raccontare questi frammenti di vita in modo ricco di poetica , a volte di ironia,  sempre impregnato di quella visionarietà anticonvenzionale che ha fatto del regista HKese uno dei personaggi più interessanti e originali del panorama cinematografico della regione.
L'amore e la morte in eterna rincorsa, quasi due totem che si affiancano per poi divergere improvvisamente, il senso di abbandono che attanaglia la madre che perde il figlio o quello che, disperato, pesa sulle spalle del protagonista per la morte del suo giovane amante; il suicidio cui lo stesso Scud in più di una occasione ha pensato, come ha dichiarato svariate volte; la memoria che rinnova il viaggio della vita cui secondo il regista non c'è fine e infine la depressione che si abbatte improvvisa figlia di insoddisfazioni e di frustrazioni; su queste tematiche il regista intesse tutto il suo racconto, prevedendo anche , in modo quasi divertito, un finale meno tetro vagamente alternativo per ogni storia raccontata.
Il finale poi sulle spiagge australiane è ricco di enigmaticità e  di simbolismi a dimostrare che la vita prosegue anche dopo la morte.
Girato con una certa eleganza stilistica, forse più consono ad un pubblico occidentale, Voyage è lavoro intenso in cui dietro le tematiche principali si annidano anche altre riflessioni (quella sull'arte ad esempio), probabilmente indugia un po' troppo sui simbolismi, ma nel suo complesso è lavoro solido che conferma la bravura di Scud anche quando volge la sguardo ai tormenti dell'anima piuttosto che alle frenetiche inquietudini giovanili.

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