sabato 31 ottobre 2015

The Lobster ( Yorgos Lanthimos , 2015 )




The Lobster (2015) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Nel mondo ideato da Yorgos Lanthimos è vietato essere single, le autorità ti braccano, ti controllano e ti spediscono in un lussuoso quanto severo hotel nella brughiera dove , in un regime che sta a cavallo tra il lager e la clinica psichiatrica, hai 45 giorni di tempo per trovare un partner, pena la trasformazione in un animale a tua scelta; il lavaggio del cervello è continuo e grottesco nel cercare di inculcarti nella mente la necessità e l'utilità della vita di coppia, il sesso non è consentito nell'hotel, ma procaci cameriere al risveglio si dimenano voluttuose sul tuo pube causando erezioni inutili, anche perchè è vietata persino la masturbazione.


David, cui dona il suo corpo un ridicolo e bolso Colin Farrell, sceglie l'aragosta come animale per la sua seconda vita, in caso di fallimento, giunge alla prigione in compagnia del cane , che è poi suo fratello che ha fallito nello stesso posto; l'adattarsi è l'unica via che l'uomo vede per salvare la sua figura umana, e per far ciò è disposto a cedere anche alla menzogna; nell'hotel ci si sceglie e si cerca la via d'uscita in base a comunanze grottesche: la miopia, i gusti alimentari, difetti o oscure malattie.
Fuori dal mondo dell'albergo vive quello del bosco, dove sono rifugiati i solitari, coloro che fuggono dalla repressione della coppia , una setta quasi dove vigono regole altrettanto ferree.
I single in cerca di salvezza cacciano nel bosco i solitari perchè ciò consente loro di prolungare il tempo del trapasso.
Tra questi due mondi paralleli in conflitto si muove David e tutta la storia che Lanthimos ci racconta nel suo consueto stile cui l'affacciarsi al mondo cinematografico extra-greco  ha solo in parte apportato scalfiture nonostante , soprattutto all'inizio, non possa sembrare così.

Il severo, a volte acido, atteggiamento pedagogico del regista stende la sua coltre su tutto il film: il dito puntato di Lanthimos sembra ricordarci in continuazione come ci siamo ridotti, quello che siamo, la ferocia delle regole della società che diventano bieca ideologia , perchè The Lobster è una disamina cruda, violenta dei rapporti sociali e personali alla deriva verso un mondo di egoismo e dominato dall'istinto di sopravvivenza, un posto e un tempo dove non c'è posto per il contatto fisico e per l'amore, trionfo del processo di depersonalizzazione della società moderna.
La visione del cinema da parte del regista greco è sempre stata improntata sulla visione di universi circoscritti, reclusi nello spazio e nel tempo, dominati dalla violenza psicologica e dalla sopraffazione, osservati sempre con sarcasmo in riferimento agli aspetti sociali moderni; The Lobster non viene meno a questo assioma e la prima parte del film si inserisce pienamente in questo solco, costruendo delle premesse mirabili in funzione della storia che procede con la giusta leggerezza anche là dove si ammanta di tematiche drammatiche e pesanti.
Lanthimos però con la seconda parte del film, a causa di una ribaltamento totale delle prospettive, lungi dal regalare un impulso nuovo alla storia tende ad affossarla sia nel ritmo che nei contenuti non riuscendo ad esprimere quella vis tragica che, probabilmente, intendeva esaltare.
Se la mano del regista, colto, tecnicamente capace ( mirabili le location nella loro cupezza di colori ) e sufficientemente arrogante ( che è un pregio, sia chiaro) è chiara per come lo conosciamo e apprezzabile, il risultato complessivo, per quanto detto, si discosta abbastanza da quello dei suoi lavori precedenti, che, forse nati con un progetto meno ambizioso, mostrano più chiaramente ed efficacemente , le indubbie doti di Lanthimos, che comunque si conferma regista geniale, nonostante da The Lobster era lecito aspettarsi qualcosa di più.

2 commenti:

  1. E' vero, il film nella seconda parte (quella girata nel bosco) perde un po' della sua potenza, però le scene girate in albergo sono straordinarie: per ora è il film che mi ha più emozionato e... devastato psicologicamente! La degna conclusione di una "trilogia sull'umanità" preceduta da Kynodontas e Alps.

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  2. Sì però i due precedenti sono lavori di tutt'altro spessore; credo che l'avere voluto fare un film che valicasse i confini del cortile di casa (attori hollywoodiani, storia ambientata fuori dalla Grecia etc) abbia un po' penalizzato il risultato complessivo.

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