mercoledì 13 aprile 2016

Exit / 回光奏鸣曲 ( Chienn Hsiang / 钱翔 , 2014 )




Exit (2014) on IMDb
Giudizio: 7/10

Dopo una ventennale carriera come direttore della fotografia, Chienn Hsiang si cimenta alla regia, dapprima televisiva, qualche anno orsono, e poi cinematografica, nel 2014, con la sua opera prima Exit, lavoro che gli è valso la nomination al Golden Horse Award come regista esordiente.
La storia narrata è quella di una donna quarantacinquenne sposata e con una figlia, che vive però una esistenza solitaria e ai margini, vista la perdurante assenza del marito che lavora nella Cina continentale e della figlia , tipica teenager dei giorni nostri, molto poco attenta alla famiglia.
La vita di Ling si consuma stancamente tra la casa, l'ospedale dove accudisce la suocera malata ed il lavoro in una industria tessile: una esistenza da (auto)emarginata, priva di interessi e di slanci, resa più angosciosa dall'incipiente menopausa prematura.


Una scintilla però sembra voler riaccendere qualcosa: nel letto d'ospedale di fronte a quello della suocera c'è ricoverato un uomo rimasto vittima di un incidente di cui nessuno si prende cura: i lamenti dell'uomo fanno da colonna sonora per buona parte del film, solo i tentativi timidi e compassionevoli di Ling di offrirgli qualche conforto sembrano placarlo. 
Questo piccolo episodio diventa per la donna uno stimolo a ribellarsi alla sua apaticità e alla percezione della perdita della sua femminilità causata dalla menopausa; inoltre, una volta perso il posto di lavoro, la donna si ritrova a frequentare una sala da ballo dove una amica le ha trovato una occupazione come sarta per i ballerini di tango.
La ricerca del contatto con l'uomo ferito e dagli occhi bendati e la sensualità del tango sembrano riaccendere in lei impulsi sopiti, o forse anche repressi, e mettono in moto il tentativo di ostacolare la deriva di una vita insignificante e priva di sentimenti.

Exit è sicuramente un film molto "taiwanese", non solo per le tematiche raccontate, ma anche per la cifra stilistica che Chienn utilizza per costruirlo: infatti, sebbene i temi della solitudine e dell'abbandono siano tra i più universali, quello del ruolo della donna nella famiglia e il concetto dello sfiorire della feminilità al sopraggiumgere della menopausa sono tipicamente asiatici e cinesi in particolare.
Ling è una donna che cerca di tornare ad interagire con un mondo al di fuori di se stessa che sembra rifiutarla , ignorarla ma che invece, semplicemente, l'ha vista eclissarsi racchiusa in se stessa e nei suoi routinari doveri; repentinamente un trambusto sensoriale sembra appropriarsi della protagonista: il contatto , seppur anonimo e furtivo, con l'uomo malato ,la sensualità del tango che crea immagini e fantasie anche erotiche, il voler riaffacciarsi nel mondo in preda agli sguardi e al giudizio altrui diventano il disperato tentativo di Ling di liberarsi da una vita priva di colore.
Il doloroso finale, nel quale il regista utilizza in maniera decisa la metafora della porta chiusa impossibile da aprire, sembra orientare verso un pessimismo che nasce dall'impossibilità di rigenerare se stessi, ormai incatenati in uno spicchio di universo solitario e lontano.
Questo concetto Chienn lo traduce in tutto il film con una scelta di ripresa peculiare: immagini quasi sempre defilate, composte da più piani cui concorrono uno stipite di una porta piuttosto che uno scaffale, piani fissi, soprattutto nell'angusto spazio della casa della protagonista, che ci offrono una realtà fatta di immagini complesse e sovrapposte e al tempo stesso lontane.
In molti tratti Exit mostra influssi stilistici degni di Tsai Ming Liang , soprattutto nelle lunghe scene silenziose fatte di piccoli particolari e di sguardi ed in questo la scelta della bravissima Chen Hsiang-Chi, una della attrici che maggiormente ha lavorato insieme a Tsai, è stata coronata da grande successo, proprio per la sua abitudine ad interpretare ruoli nei quali sono lo sguardo e il corpo più che la parola ad essere determinanti.
Va anche detto però che Exit soffre di qualche difetto sostanziale: l'eccessivo utilizzo della tematica del tango che appare francamente ridondante, così come i continui lamenti del paziente cui Ling decide di dedicarsi in ospedale creano un pericoloso loop che poco regala al film e anzi gli toglie qualcosa.

Nel complesso comunque Exit è lavoro che ha il suo valore, Chienn Hsiang mostra doti migliori come regista che come sceneggiatore proprio perchè la storia in alcuni tratti tende a zoppicare e soprattutto regala una eccellente prova da parte di Chen Hsiang-Chi, giustamente insignita del Golden Horse Award come migliore attrice protagonista.

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