venerdì 4 novembre 2016

Sole Alto ( Dalibor Matanic , 2015 )




The High Sun (2015) on IMDb
Giudizio: 8/10


Nonostante siano ormai passati molti anni dalla fine delle Guerre dei Balcani seguite alla disintegrazione della Federazione Jugoslava ed i paesi che ne presero parte siano per buona parte avviati verso lo sviluppo economico e democratico, il tema di quelle guerre, le più odiose perchè combattute in nome di una assurda contrapposizione etnica, ritorna ancora con una certa frequenza nelle cinematografie dei paesi balcanici, sintomo di un problema che ancora probabilmente non è superato sebbene dal punto di vista politico e della definizione puramente geografica dei confini sia indubbiamente stabilizzato.
Sole Alto del regista croato Dalibor Matanic si iscrive di diritto in quella lunga serie di opere pregevoli con la quale numerosi cineasti, delle varie anime culturali che compongono la realtà magmatica balcanica, hanno tentato di raccontare il finire del millennio in cui la guerra e l'odio sconvolsero i loro paesi.


L'approccio del regista croato è certamente tra i più originali e al tempo stesso profondi, soprattutto perchè evita tutto quella che è la iconografia classica della guerra e perchè affronta il tema di come anche l'amore debba soccombere di fronte all'odio di parte.
Le storie raccontate in Sole alto sono tre, regolarmente scandite da un lasso temporale di 10 anni: la prima tra un giovane croato e una ragazza serba alla vigilia dello scoppio della guerra nel 1991, quando l'odio montava pericoloso ed inarrestabile; la seconda ambientata nel 2001 alla fine della guerra quando la contrapposizione , dopo essersi nutrita di migliaia di vittime, è talmente radicata da impedire ogni seppur lontana possibilità di riavvicinamento: qui abbiamo la ragazza serba con la madre che tornano nella loro terra d'origine devastate dalla guerra e il loro incontro con un muratore croato che sistema loro la casa e verso il quale la ragazza non riesce a provare nulla che non sia un rancore abissale nonostante una crescente attrazione che si crea tra i due; ed infine siamo nel 2011 quando la guerra è ormai alle spalle, le nuove generazioni sulla spinta della rinascita tendono più a voltare le spalle alla storia che a guardarla in faccia, ma le ferite sono ancora difficili da guarire: il ragazzo croato torna a casa per una festa dopo una lunga assenza e si trova di fronte alla ragazza serba dalla quale è fuggito spinto anche dalla famiglia che male vedeva l'unione mista; forse è tempo di voltare pagina e superare i rancori e gli odi passati.
Attraverso queste tre storie , interpretate sempre dagli stessi attori, Matanic tende a sottolineare una continuità non solo temporale, ma quasi anche narrativa sebbene i tre racconti siano tra loro pienamente indipendenti; nonostante ciò dinamiche, situazioni e conflitti sembrano avere un filo che percorre i venti anni, quasi immutabili.
Ma soprattutto Matanic, e questo è il vero pilastro e punto di forza di Sole Alto, ci racconta, senza mai mostrarcela veramente, la guerra nel suo aspetto più crudo e cattivo: la distruzione dei rapporti personali, l'amore che diventa impossibile, l'azzeramento dell'individuo di fronte alla assurda logica etnica.
Il film mostra la sua faccia migliore probabilmente nel secondo segmento , sebbene tutto il racconto è pervaso da una dolorosa lettura molto personale della guerra; il passaggio da un decennio all'altro è scandito da immagini e musiche che sembrano dire molto più delle parole e nell'ultimo racconto, oltre allo spiraglio di luce che intravediamo uscire dalla porta lasciata aperta , c'è anche uno sguardo forse preoccupato su una generazione che la guerra non l'ha vissuta a pieno e che sembra disposta a cancellare la memoria in nome di una normalizzazione globalizzata.
Sole Alto è comunque lavoro di grande spessore, bello, poetico e duro nella sua essenza che riesce a mostrare quei lati terribili di una guerra che a volte sono ben più pesanti delle cannonate o delle bombe.

L'arduo compito di interpretare i protagonisti in tutti e tre gli episodi è affidato a due giovani attori: Goran Markovic e Tihana Lazovic; se il primo è convincente solo in parte, la seconda è una autentica sorpresa, capace come è di una interpretazione straordinaria in tutti e tre i personaggi.

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