giovedì 19 ottobre 2017

Neve Nera [aka Nieve Negra] ( Martin Hodara , 2017 )




Black Snow (2017) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Risale a 10 anni orsono l'opera prima del regista Martin Hodara, un thriller noir ambientato sul finire dell'epopea di Evita Peron, lavoro nel quale figurava come co-direttore anche Ricardo Darin che qui ritroviamo come attore co-protagonista.
La storia di Neve Nera è un oscuro e cupo racconto famigliare in fondo al quale giace una coltre spessissima di odio e rancore che prende il via trenta anni prima all'interno di un nucleo famigliare dominato da un  patriarca severo e spietato: padre e quattro figli che si dedicano alla caccia nell'innevata Patagonia in totale assenza di una figura materna di cui non sembrano esistere tracce se non una sbiadita fotografia.
In una di queste battute di caccia Juan, il figlio più piccolo rimane ucciso accidentalmente da un colpo di fucile, o almeno così sembra.


L'episodio segna indelebilmente la vita dei fratelli e della sorella, per cui quando trenta anni dopo il vecchio muore e Carlos torna dalla Spagna per esaudire le ultime volontà del padre, i rancori sopiti tornano a galla: Carlos ha una moglie gravida, Sabrina, la sorella, soffre di gravi disturbi psichici che i suoi disegni sembrano raccontare seppur con in modo molto confuso, Salvador , il più vessato dal padre violento, è rimasto a vivere nel casotto di famiglia all'interno di una vasta proprietà di famiglia che ancora sembra nascondere gelosamente misteri e odii.
Carlos dovrà non solo seppellire le ceneri del padre vicino al fratello ma anche  cercare di convincere il fratello a vendere la proprietà ad un gruppo minerario , ben sapendo che per il truce e spigoloso fratello quella terra è qualcosa che travalica la semplice proprietà: è il sepolcro entro il quale giacciono i suoi dolori , le sue sofferenze e le violenze del passato.

Inevitabile il confronto tra i due, soprattutto quando è la morte del fratello più giovane a tornare a galla come mistero mai risolto pienamente.
Neve Nera ha un buon incipit, si crea un promettente clima cupo, anche grazie a dei rapidi flashback che ci riportano a trenta anni prima e che sovente si sovrappongono al presente, quasi come due drammi contemporanei, i paesaggi sono di una bellezza abbacinante e finchè il meccanismo narrativo messo in piedi da Hodara serve prevalentemente a metterci al corrente di cosa accadde nel passato sfruttando l'espediente delle scene di trenta anni prima con i protagonisti sovrapposte nei medesimi luoghi con quelle del presente, il film ha i suoi pregi.
Quando però ci si inoltra nel fulcro del racconto, che altro non è che il tentativo di spiegare un dramma famigliare e quello che succede oggi come una inevitabile e logica conseguenza di ieri ,lentamente ed inesorabilmente il film perde smalto, servendosi tra l'altro di alcuni espedienti quasi dozzinali e, fatto forse più grave, appiattendo i personaggi su figure un po' troppo stereotipate, soprattutto, ahimè, quella del personaggio interpretato da Ricardo Darin, che sebbene trovi il modo comunque di mostrare la sua bravura, non riesce a salvare la eccessiva caratterizzazione di Salvador che rasenta quasi la caricatura.
Il guizzo finale, a metà tra il beffardo e il consueto ricorso della società argentina alla "historia oficial" che crei una parvenza di normalità, piccolo sussulto che si concretizza nel fugace sguardo di Laura, la moglie di Carlos, verso la camera da presa, non riesce a raddrizzare un film che nel suo interno possiede grandi potenzialità e persino buone premesse, ma che nel suo svolgimento si perde in una messa in scena fin troppo frettolosa, a tratti persino ovvia.

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