martedì 7 novembre 2017

Borg McEnroe ( Janus Metz , 2017 )




Borg vs McEnroe (2017) on IMDb
Giudizio: 6/10

La rivalità tra Bjorn Borg e John McEnroe, pur non raggiungendo i livelli leggendari di altri dualismi sportivi, è comunque rimasta nell'immaginario collettivo degli appassionati di sport pur essendo ormai trascorsi quasi quaranta anni; in effetti la contrapposizione tra due tra i più grandi personaggi dello sport di tutti i tempi è durata di fatto solo tre anni duranti i quali i due incrociarono le racchette per 14 volte, in un tennis, va ricordato, che non aveva i ritmi di ora e la messe di tornei cui assistiamo ai giorni nostri.
La vera essenza del mito che permea questa rivalità non sta quindi tanto nella sua durata nel tempo, bensì nella contrapposizione tra due campioni che erano sul campo uno l'esatto contrario dell'altro: in sostanza era l'eterna lotta tra Genio e Spaventosa Metodicità; lo sregolato insolente e a tratti odioso maleducato John contro il perfetto, immutabile macchina da vittorie, emblema della freddezza Bjorn.


Il regista danese Janus Metz, qui alla sua opera prima dopo una onesta carriera di documentarista, regista di serie tv e di corti, pone al centro del suo racconto le due figure leggendarie del tennis in un momento ben preciso: il torneo di Wimbledon del 1980 che scrisse nella storia il nome di Borg , primo, ed unico per vari decenni, vincitore del torneo per cinque volte consecutive.
Partendo dai giorni in cui si svolse quel torneo che è rimasto nella memoria di tutti e che culminò nella finale tra i due , un match che andava oltre la semplice rivalità sportiva ammantandosi quasi di trascendentale, il regista ci racconta le personalità dei due atleti , grazie a rapidi e ben incastonati flashback, sin dall'infanzia per proseguire con i primi passi nel mondo del tennis.

Alternando le figure di Borg e McEnroe di oggi e di ieri, Metz cerca anzitutto di dimostrare come i due fossero ben più simili di quanto apparissero sul campo e nelle uscite ufficiali: la personalità ribelle, la rabbia giovanile e il carattere tumultuoso attraverso il differente approccio delle due figure più importanti nella formazione dei campioni ( l'allenatore per lo svedese, il padre per l'americano) portarono a risultati opposti; per Borg ogni palla giocata era quella della vita e la sua concentrazione diventata leggendaria era il risultato di una operazione di interiorizzazione della sua fatica sportiva, per McEnroe ogni giocata era una esplosione di personalità, una affermazione quasi esibizionistica del suo essere; in fondo ai due però era il loro essere tumultuoso a governare.
Il film di Metz soffre di un paio di difetti non trascurabili: il primo è la oggettiva difficoltà a riprodurre eventi sportivi da parte di attori che ovviamente sportivi a quel livello non sono e l'altro una tendenza a estremizzare troppo le figure dei due campioni sin quasi alla caricatura.
Per il resto, soprattutto per chi per età o semplicemente per disinteresse all'epoca, non conoscesse la storia di questa rivalità, il film è un biopic che vale la pena di essere visto, soprattutto nell'ottica di capire come mai un campione come Borg solo un anno dopo i fatti raccontati, sullo stesso prestigioso campo e con lo stesso avversario che lo battè stavolta , di lì a poco a soli 26 anni appese la racchetta al chiodo, lasciando al di poco più giovane avversario ( e amico) lo scettro di più grande tennista del mondo che conservò per altri 4 anni, prima di cedere all'astro nascente Ivan Lendl, una sorta di reincarnazione, nel gioco, di Bjorn Borg.
Al di là delle difficoltà oggettive descritte prima , la prova dei due attori è comunque degna di nota: Sverrir Gudnason , anche grazie ad una somiglianza fisica notevole col Borg originale, e Shia LeBeouf, seppur meno somigliante, ma eccellente nel rappresentare l'esuberanza dell'americano, meritano un sincero plauso per l'impegno profuso.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi