giovedì 7 dicembre 2017

Io, Daniel Blake ( Ken Loach , 2016 )




I, Daniel Blake (2016) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

Con l'Orso d'Oro alla carriera ricevuto nel 2014 a Berlino , ultimo dei grandi festival a consegnargli un riconoscimento, sembrava proprio che la carriera di Ken Loach fosse giunta al termine avendo in più di una occasione espresso il regista la volontà di non dirigere più.
Due anni dopo non solo Loach si smentisce, ma Cannes lo onora con una seconda Palma d'Oro grazie a Io, Daniel Blake: da un certo punto di vista mai premio fu più giusto e coerente, perchè il regista inglese col suo ultimo lavoro è sembrato voler tornare alle basi originarie della sua opera cinematografica grazie ad una storia che ha il marchio d'origine ben impresso fin dall'inizio.
Daniel è un carpentiere sessantenne, reduce da un grave problema di cuore cui i medici non hanno concesso l'idoneità al lavoro; per tale motivo l'uomo che, orgogliosamente, ripete in svariate occasioni, ha compiuto con precisione e fedeltà i suoi doveri da cittadino decide di rivolgersi ai servizi sociali per avere un'indennizzo, scontrandosi con una burocrazia ottusa sostenuta da una spietato ridimensionamento del welfare che ha portato in breve il paese a vedere crescere il numero degli indigenti.


In questa sua titanica battaglia Daniel incontra una giovane donna, Katie, anch'essa rivoltasi ai servizi sociali, trasferitasi da poco a Newcastle da Londra con i suoi due ragazzini.
Tra i due nasce un forte legame di solidarietà con Daniel che esercita il suo ruolo paterno nel cercare di aiutare la donna e i suoi bambini.
Per entrambi sarà una lotta estenuante contro ottusità , assenza di solidarietà e individualismo  che contraddistinguono la scelta sociale compiuta dal Regno Unito negli ultimi anni.
Che Ken Loach sia tornato, dopo qualche impaccio e qualche divagazione poco convincente, all'essenza del suo cinema impegnato di denuncia sociale e politica, lo dimostrano la regia asciutta, priva di qualsiasi orpello, il suo sguardo carico di umanità sui personaggi, non solo i due protagonisti, ma anche gli altri comprimari , nei loro vari ruoli, della tragedia sociale raccontata, la profonda pietas umana , ben più pregnante del fervore politico, con cui indaga le conseguenze della situazione, i meccanismi  medianti i quali i losers affondano cercando di mantenere viva però la loro dignità.

Io, Daniel Blake è sì film politico e di denuncia , come è lecito aspettarsi da Loach, è sì un grido di dolore contro una politica sociale incapace di dare sostegno a chi si trova in difficoltà, ma è soprattutto il racconto del dramma umano di chi inesorabilmente, e senza possibilità di invertire la rotta, ha imboccato una deriva che conduce alla disperazione; in tal senso, la pur criticabile dal punto di vista della sceneggiatura, scelta drastica compiuta da Katie verso il finale riesce comunque ad assumere un senso.
Ben diversa invece, in un film che fino a quel punto aveva mostrato una misura e una compostezza esemplari ( scena di Daniel che si improvvisa writer a parte, pur nel suo umorismo), la scelta di un finale francamente superfluo e deludente, proprio perchè fuori registro.
Queste pecche della sceneggiatura pesano abbastanza sul giudizio del film perchè sembrano dimostrare la necessità a calcare la mano, come se quanto visto finora, e ci sono un paio di scene che sono veramente pugni allo stomaco, non fossero sufficienti a smuovere la coscienza di chi guarda non solo il film ma anche la realtà sociale che la scelta capitalistica di tutto l'occidente ha creato.
Io, Daniel Blake, avrebbe potuto esser veramente un compendio finale dell'opera e dell'ideologia cinematografica di Ken Loach, ma i difetti di scrittura ne inficiano, e non poco, il risultato complessivo.

1 commento:

  1. Condivido la recensione. Non è certo il miglior film di Loach, forse un po' ripetitivo e schematico, però è uno di quei film di denuncia che vanno comunque visti per rendersi conto meglio di come va il mondo...

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