martedì 28 settembre 2010

Il viaggio di Felicia ( Atom Egoyan , 1999 )

Giudizio: 6.5/10
Solitudini a confronto

Il signor Hilditch dirige il catering di una grande azienda di una città industriale inglese, nell'aspetto e nei modi elegantemente retrò, tutto sembra fermo agli anni 50, compresa la tv nella quale montagne di videocassette ordinatamente catalogate rimandano le immagini di una chef affascinante che descrive i modi per preparare mille prelibatezze, diligentemente emulata dall'uomo, suo figlio , che la seguiva sempre sul set, trascinandosi dietro la goffaggine del tredicenne obeso e impacciato, amorevolmente dileggiato dalla premurosa madre.
L'esistenza solitaria , racchiusa in ricordi tangibili che rimandano a tanti anni indietro, si tinge di tinte inquietanti allorquando scopriamo che con metodicità paranoica l'uomo conserva ricordi visivi di ragazze cui si è gentilmente prestato a prestare aiuto e che immancabilmente lo abbandonano causando  reazioni che fanno di lui un seral killer sui generis.
Sulla strada dell'uomo affiora la presenza di Felicia, giovane ragazza irlandese , fuggita di casa alla ricerca del suo fidanzato che l'ha lasciata incinta tra misteri e dubbi.
L'incrocio fra queste due personalità sole e fragili , a loro modo, ci mostrerà il modus operandi da ragno tessitore di tele infide del sign Hilditch, che con fare gentile si presterà ad aiutare la ragazza, deciso a mettere in atto il suo consueto piano.
Finale velatamente grottesco con l'uomo redento da forze oscure che permetteranno alla ragazza di divincolarsi dall'abbraccio mortale e che non convince totalmente.
La costruzione dei personaggi, soprattutto dell'uomo, è il punto forte del film: una descrizione metodica e puntigliosa, anche se a volte carente in quanto a profondità, di un universo scaturito da rifiuti, inadeguatezza e solitudine; un personaggio, quello magnificamente interpretato da Bob Hoskins, che sembra ondeggiare tra il Mr Hire di Laconte e la schiera di serial killer in giacca e cravatta che il cinema ci regala da anni , che specchia il suo elegante disagio nella giovane ragazza , frutto di un'altra solitudine forzata.
Un po' più carente è la descrizione del percorso che conduce l'uomo al suo istinto omicida , così come il finale drammatico e rassicurante al tempo stesso, sembra uscire più da un cappello con gesto da illusionista che da una trama narrativa coerente.
Il film comunque presenta  aspetti positivi, soprattutto nell'ambientazione e nel rapporto tra l'uomo e la ragazza, due mondi così dissimili nell'apparenza, ma così vicini nel limite raggiunto dalle loro esistenze.
Brava anche Elaine Cassidy, faccia innocente e lacerata dall'abbandono oltre che Bob Hoskins cui il personaggio si addice in maniera perfetta, quasi fosse costruito appositamente per lui.

4 commenti:

  1. Al di là dell'ottima recitazione, il film non ha convinto a pieno neppure me, troppo pitterescamente superficale l'identità psicologica del protagonista uomo.

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  2. Infatti è uno dei lati che meno mi ha convinto: si intuisce, possiamo supporre, ma può bastare per capire in pieno un serial killer (seppure molto poco tradizionale)?

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  3. Egoyan ha iniziato con dei film fuori dal comune, davvero belli e originali: The adjuster e Calendar, per esempio; ma anche con Exotica ha raggiunto bei risultati. Anche i due film che porti qui sono belli, ma è come se Egoyan si fosse "normalizzato". In seguito, bah, sempre molto ben fatti ma si rimane sempre perplessi, alla fine.

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  4. Ne ho visti solo due di Egoyan ( per i primi da te citati ho difficoltà nel reperirli) e quindi il giudizio non può che essere approssimativo: è vero quanto dici, si vede che la mano ce l'ha , è bravo ed i film sono ben fatti, però, almeno questi due che ho visto sono un po' troppo freddini, quasi una descrizione didascalica di una realtà che il regista racconta carica di dramma e di tragedie che però non lasciano il segno, manca emozione direi.

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