martedì 5 marzo 2013

Journey to the West: Conquering the Demons / 西遊·降魔篇 ( Stephen Chow, Derek Kwok Chi-Kin / 周星馳 ,郭子健 , 2013 )

Giudizio: 8.5/10
Demoni prima del Viaggio

Destinato ad infrangere ogni record di incassi e di audience, anche in considerazione dell'accoglienza avuta, il nuovo lavoro di Stephen Chow è film che lascerà traccia nella stagione cinematografica; le premesse c'erano tutte: alla regia una grandissima figura della commedia Hkese affiancata ad un regista emergente che già ci aveva deliziato con un autentico gioiello quale Gallants, un testo di ispirazione autentico pozzo senza fondo di idee e di riflessioni e rimembranze di altri lavori che hanno fatto la storia del cinema di Hong Kong ( A Chinese Odyssey) in cui lo stesso Chow recitava la parte dello Scimmiotto.
Alle premesse ha fatto seguito il risultato di un lavoro bellissimo, che sembra molto più figlio di Jeff Lau che degli stessi registi, non perchè manchi la brillantezza che rasenta la comicità propria di Stephen Chow, ma è il sapere muovere il racconto nelle pieghe di un testo che contiene quasi tutto quello che appartiene alla sfera umana a fare di Journey to the West un lavoro dalle mille sfaccettature e dalle mille prospettive.

Melodramma ed epica, mitologia e azione, filosofia e religione, racconto di formazione e di crescita interiore, tradizioni e battaglie disperate, tutto sormontato dall'amore che rincorre le aspirazioni personali che si fa tramite e poi ostacolo al raggiungimento della meta; tutto ciò, opportunamente miscelato e fuso pulsa nella storia che è la premessa del viaggio verso occidente del monaco buddhista e dei suoi tre compari: ognuno di essi non è ancora quello che sarà al momento di partire alla ricerca delle sacre scritture, tutti hanno il loro fardello da svuotare prima di aspirare all'illuminazione, demoni feroci da una parte, cacciatori di demoni dall'altra, e una condizione che trova sempre in qualche scherzo atroce dell'amore la spiegazione.
Ed è proprio la storia d'amore tra il futuro monaco buddhista Xuanzang e la cacciatrice di demoni Bai Gu Jing, dai connotati platonici-comico-drammatici che fa da traino allo svilupparsi della storia, amore destinato a soccombere e a sublimarsi in favore di valori universali spirituali, ma non per questo meno doloroso e votato al sacrificio, un amore che nutre tutto il racconto e che si conclude con la sua idealizzazione.
Di pari passi il Demone Fluviale, il Maiale e il Re Scimmiotto riemergono dal loro stato di esseri malvagi ( tutti più o meno feriti pesantemente nell'amore) per intraprendere quel percorso morale-filosofico di conoscenza e di redenzione che è alla base del viaggio, pur rimanendo all'interno della narrazione come personaggi collaterali rispetto al filone principale.
Stephen Chow e Derek Kwok reggono con vigore le redini di un film in cui si ride e si riflette, a volte si sghignazza, ci si commuove e ci si esalta in momenti di grande azione , mantenendo sempre un ritmo apprezzabile anche nei frequenti cambi di registro che però non scalfiscono affatto l'unitarietà del racconto e il suo divenire: l'omaggio al genere fantastico-melodrammatico HKese anni 90 è chiarissimo e i rimandi, inevitabili come detto, a Chinese Odyssey di Jeff Lau sono molteplici e sentiti; nulla di forzato però, perchè sia Chow che Kwok di quel cinema si sono chiaramente  nutriti nella loro carriera cinematografica; semmai traspare una certa nostalgia, accentuata da un panorama contemporaneo piuttosto nebuloso.
L'accoppiata Wen Zhang e Shu Qi funziona benissimo, soprattutto quest'ultima nel suo ruolo da agnello sacrificale, cui si affianca nel ruolo di Monkey King Huang Bo in un'altra prova convincente.

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