domenica 17 gennaio 2016

Office [aka O piseu] ( Hong Won-chan , 2015 )




Office (2015) on IMDb
Giudizio: 5.5/10

Che la società coreana sia improntata ad una competitività estrema , soprattutto nel mondo del lavoro ,è cosa che conosciamo bene e probabilmente uno dei motivi del grande boom economico avuto dal paese negli ultimi 30 anni, ma che un luogo di lavoro possa trasformarsi in un nido di vipere pronte a iniettarsi veleno mortifero e quindi a regolare di conseguenza i rapporti interpersonali è qualcosa che ci riesce difficile comprendere nonostante svariati lavori cinematografici, soprattutto di recente, hanno indagato il fenomeno con una certa insistenza.


Office del regista coreano esordiente Hong Won-chan, che fu sceneggiatore del folgorante esordio di Na Hong-jin con The Chaser nel 2008, presentato tra le proiezioni di Mezzanotte all'ultimo Festival di Cannes, è lavoro che sull'ambiente lavorativo trasformato in un'arena posa le sue basi più solide.
E' infatti negli uffici di una grande azienda che lavora Kim Byung-guk, che una sera di ritorno a casa, apparentemente senza motivo, stermina la famiglia a colpi di martello ( e ti pareva...); il detective Jong-hoon incaricato delle indagini si trova davanti ad un muro di silenzio e di omertà da parte dei colleghi i quali, al di là di parole di circostanza, non sembrano offrire aiuto alcuno, anche se il fiuto del poliziotto individua in una giovane stagista, Lee Mi-rye, l'unica che sembra propensa a cedere e a raccontare qualcosa.
La questione si complica allorquando attraverso le immancabili telecamere del circuito interno l'assassino viene visto entrare nell'edificio che ospita l'azienda dopo l'omicidio senza uscirne.
Il sospetto che l'uomo si nasconda nell'edificio sembra creare allarme nei colleghi, che forse la coscienza troppo a posto non ce l'hanno.

Tutta la tematica relativa alla concezione del lavoro, che secondo i coreani è una sorta di battaglia personale continua senza alcuna regola, funziona bene in Office, e anche l'innesto del thriller al suo interno è per buona parte funzionale; dove però il film cade fragorosamente è nel tentativo di aggiungere ai due cardini precedenti atmosfere da mistery soprannaturale e da tentativi di analisi psicologiche dei personaggi perennemente sotto pressione per il lavoro.
Il regista Hong chiede troppo ad un impianto narrativo che se si fosse focalizzato maggiormente su un paio di pilastri probabilmente avrebbe consentito al film una migliore riuscita, magari non originalissimo, ma sicuramente ben fatto, perchè Hong comunque sa creare una buona tensione, costruisce abbastanza bene momenti di suspance, imbriglia la trama in un groviglio che risulta persino affascinante, ma quando poi deve fare i conti con ulteriori filoni narrativi Office rischia di diventare confuso e sciatto.
Soprattutto la tematica della pressione lavorativa e del concetto che i coreani hanno del lavoro è interessante e sviluppato con la giusta sapienza allorquando, scavando nel passato dell'assassino attraverso rapidi flashback, si mettono a fuoco situazioni e rapporti personali sostenuti da una lotta per la sopravvivenza (perchè di questo si tratta) che portano alla menzogna e alla perfidia.
Nel complesso quindi Office risulta più pasticciato che riuscito,  con troppa ambizione cerca di condurre in porto un racconto in cui troppi registri vengono confusamente miscelati facendo perdere il buon abbrivio che il film possiede all'inizio riuscendo oltre tutto a far assottigliare lo spessore dei personaggi, soprattutto a quello del detective (ottimamente interpretato comunque da Park Seong-woong); mentre il crescendo di follia sembra dare più forza alla figura della giovane stagista Lee ben impersonata da Ko Ah-sung.



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