giovedì 4 febbraio 2016

Socialphobia ( Hong Seok-jae , 2014 )




Socialphobia (2014) on IMDb
Giudizio: 6.5/10

L'interessante esordio alla regia del  coreano Hong Seok-jae è un lavoro indipendente che si affida per il suo svolgimento a due consolidati pilastri narrativi: da un lato l'aspetto socio-antropologico dell'epoca internettiana dei social e delle comunità virtuali, dall'altro il thriller che si costruisce intorno alla  morte di una componente di questo ambiente giovanile tutto incentrato su chat, social network e comunità on line.


Quando una giovane donna viene trovata impiccata proprio da coloro che hanno messo in piedi una sorta di spedizione punitiva contro di lei, rea di avere insultato e denigrato l'ambiente militare, un gruppo di giovani di quelli che vivono con lo smartphone perennemente incollato agli occhi si trovano ad indagare per proprio conto, con la speranza che la morte non sia un suicidio dettato dai loro comportamenti verso la vittima, bensì un omicidio scaturito per chissà quali misteriosi motivi.
Per due di loro poi la ricerca diventa addirittura vitale in quanto sono allievi della scuola di polizia e il fatto potrebbe compromettere irrimediabilmente la loro carriera: trovare un assassino a tutti i costi per salvare se stessi.
Dal punto di vista dell'analisi sociale Socialphobia funziona abbastanza bene: sostenuto da una scelta narrativa che tende a privilegiare anche visivamente l'ambiente delle chat, la pellicola ci mostra la deriva che le personalità dei protagonisti può assumere allorchè la confusione tra mondo reale e virtuale diventa incontrollabile.

Assumere molteplici identità per mostrare volti di se stessi diversi e spesso contastanti dà vita ad una schizofrenia "social" che costituisce al momento uno dei buchi neri della forza della globalizzazione virtuale; quasi tutti i personaggi del film vivono questa parcellizzazione della propria personalità quasi con incoscienza forti dell'anonimato e della potenza che tale stato comporta: insulti, minacce, menzogne corrono veloci lungo le fibre ottiche che uniscono milioni di persone in un mondo virtuale sempre più simile ad un caravanserraglio, dove tutto è possibile, dove tutto può essere distrutto con un click, dove il senso di onnipotenza si impadronisce delle vite.
Il giovane regista coreano ha il pregio di schivare  l'ovvio concetto del cattivo utilizzo del mezzo tecnologico che lungi dall'essere un ausilio diventa una mannaia pronta a cadere sulle teste e a produrre danni, coagulando la sua riflessione sull'aspetto più puramente antropologico che deriva dal conflitto tra realtà e virtuale che da luogo a  comportamenti pericolosi nei quali il confine tra i due mondi diventa praticamente inesistente.
L'indagine svolta dai due protagonisti sulla ragazza morta porta tuttavia su lidi diametralmente opposti: spesso dietro lo schermo e la tastiera si nasconde comunque qualcuno che mette in mostra prima di tutto il suo disagio e la sua vera personalità sebbene sotto forma di comportamenti verbalmente violenti e aggressivi.
Il thriller che si costruisce intorno alla storia invece mostra svariate pecche perchè non riesce a imbricarsi con l'aspetto sociale in maniera armonica; l'impressione è quella di una storia che vaga cercando una via conduttrice ma che , dal punto di vista thrilleristico, risulta abbastanza carente.

Nel complesso comunque Socialphobia è lavoro abbastanza interessante, una opera prima che mostra le buone doti alla regia di Hong, decretate tra l'altro anche da svariati riconoscimenti , e , soprattutto, uno sconcertante spaccato sociale credibile di questo scorcio del 21° secolo, così intimamente legato al mondo virtuale di internet e dei social network.

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