martedì 2 agosto 2016

The Wailing [aka Goksung] ( Na Hong-jin , 2016 )




The Wailing (2016) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Con The Chaser si era imposto grazie ad uno degli esordi più strabilianti degli ultimi anni del cinema coreano, con The Yellow Sea aveva confermato le sue indubbie qualità di cineasta e sei anni dopo, anche stavolta grazie al palcoscenico della Croisette, Na Hong-Jin si è definitivamente imposto come uno dei registi coreani più validi: il suo The Wailing infatti è opera giustamente e coerentemente ambiziosa, che affianca al thriller l’aspetto horror in un racconto dominato dai toni oscuri e opprimenti.
In un piccolo villaggio della Corea una strana malattia che si manifesta con deturpanti pustole si accompagna a inspiegabili omicidi; la comunità sconvolta inizia a mettere in relazione gli eventi con la comparsa di un enigmatico giapponese comparso da poco e che vive isolato all’interno della foresta; per qualcuno addirittura è una sorta di essere soprannaturale che si nutre di carni crude e che mostra degli orrorifici occhi iniettati di sangue.


Ad indagare, col solito ben poco senso della professionalità, è chiamata la polizia locale ed in particolare l’ufficiale Jong-goo il quale sembra propendere per una strana e perniciosa forma di intossicazione da funghi.

Quando però tra frammenti onirici e la comparsa delle temibili pustole sul corpo della figlia anche il sergente inizia a dubitare di qualcosa di demoniaco che affligge il villaggio, le sue indagini si indirizzano sull’inquietante giapponese che vive nel bosco, coadiuvato da uno sciamano.
Spoilerare su un thriller e per di più horror sarebbe delitto imperdonabile; basti quindi sapere che se l’inizio di The Wailing sembra richiamare in maniera quasi citazionistica l’archetipo del thriller coreano degli ultimi 15 anni, Memories of Murder di Bong Joon-ho, nella seconda parte il regista tenta di riscrivere i canoni dell’ horror con sfumature soprannaturali riuscendoci brillantemente, soprattutto perché evita tutta quella serie di trucchetti, stereotipi più o meno sfruttati, per concentrarsi invece sulle atmosfere e su alcune tematiche che con sapienza sparge nel corso delle oltre due ore e mezzo di pellicola.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it

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