mercoledì 1 novembre 2017

Blue My Mind ( Lisa Bruhlmann , 2017 )




Blue My Mind (2017) on IMDb
Giudizio: 7/10

Scritto e diretto dalla attrice svizzera Lisa Bruhlmann alle prese con la sua opera prima, Blue My Mind giunge alla Festa del Cinema di Roma dopo l'anteprima al Festival di San Sebastian e dopo aver ricevuto  un paio di importanti riconoscimenti al Festival di Zurigo: attraverso il racconto della giovane protagonista Mia il film è una attenta indagine su un disagio adolescenziale che nel suo percorso assume connotati quasi soprannaturali.
La ragazza va a vivere alla periferia di Zurigo con la sua famiglia, il suo inserimento e adattamento alla nuova realtà è tutt’altro che semplice anche perché i genitori da buoni svizzeri pensano al lavoro e ai loro impegni; a scuola  , dopo un iniziale avversione reciproca Mia stringe amicizia con le ragazze più spigliate , interessate solo a divertirsi.


L’integrazione però per Mia non può che passare attraverso delle tappe che prevedono situazioni per lei estranee: il sesso sfrenato, i furti nei centri commerciali, gli atteggiamenti da lolita.
Lungi dall'essere rassicurata  la ragazzina continua a credere di non essere la figlia naturale dei genitori, persevera nei suoi atteggiamenti di chiusura, qualcosa che viene dal profondo della sua anima alimenta il suo profondo disagio.
Parallelamente al processo di crescita tumultuosa, qualcosa si sveglia dal più profondo del suo essere, come una mutazione genetica che fa di lei un essere in via di trasformazione che si ripercuote sul suo corpo giovane ma già in apparente stato di decadimento.
La mutazione corporea cui va incontro Mia è la metafora della sua fuga dal mondo “normale”, da quel mondo in cui ormai lei è un piccolo segmento e dal quale è impossibile uscire.
Più che film di denuncia sociale sui giovani riottosi e facinorosi e sulle famiglia insensibili, Blue My Mind è il racconto intimo di una profonda inadeguatezza, di una sofferenza a vivere la quotidianità che pesa come un macigno; stona soltanto l'evoluzione della metafora che cerca una sua conclusione tangibile e tutto sommato inutile, meglio sarebbe stato lasciare la lettura dell'insieme al personale punto di vita dello spettatore.
Senza questo finale un po' forzato il lavoro della Bruhlmann potrebbe assurgere ai maggiori livelli del genere, anche grazie alla scelta tecnica utilizzata dalla regista che attraverso immagini e colori quasi tranquillizzanti che contrastano violentemente con le situazioni, riesce ad evitare i fastidiosi luoghi comuni sulla adolescenza inquieta , nichilista, ribella e cattiva.
Il percorso di Mia è infatti il concretizzarsi di una difficoltà ad armonizzarsi col mondo, il disagio di una esistenza che non riesce a trovare la giusta via per affrontare il mondo con gli occhi più maturi; "vorrei che le lancette dell'orologio si fermassero in questo momento per sempre" dice Gianna l'amica verso la quale Mia mostra il legame maggiore, al culmine di una festa all'aperto tra alcool, droga e sesso; sembra il segno della sconfitta di una adolescente che ha perso ancor prima di entrare nel mondo che conta.

Da sottolineare infine la notevole prova della giovane Luna Wedler che regala al personaggio di Mia  le giuste sfaccettature d'animo.

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